Oceano blu e fine del mondo

21 dicembre 2012, ovvero fine del mondo (almeno secondo il calendario dei Maya). E nel Nevada e in Texas sono stati costruiti migliaia di bunker per mettersi al sicuro. Ma questo non fa notizia… sono americani! E i corsi di sopravvivenza organizzati sui Monti Sibillini tra le Marche e l’Umbria? Un caso sporadico. E il successo del libro “2012 La fine del mondo”? Un libro rimane un libro. Ah si eh… e tutto il merchandising sulla fine del mondo? Pianeti in rotta di collisione, calendari maya e scritte ammiccanti appaiono su magliette, tazze, cuscini, cappellini, grembiuli, spille, ciotole per cani e sono in vendita on line, basta cercare. Sembra proprio che la fine del mondo sia un business! C’era da aspettarselo…

Poi mi trovo davanti il seguente filmato

Il solito Mutombo, ho pensato sul momento. Poi mi sono imbattuto in questo:

Un video, correlato da un’ottima strategia social, programmata, strutturata e pianificata al dettaglio.

Allora mi sono convinto. Qui non parliamo di mero business, ma di un oceano blu che si è spalancato a chi ha avuto il coraggio di tuffarcisi dentro. Indipendentemente dal fatto che ci crediate o no al calendario Maya e alle loro catastrofiche profezie.

In primo luogo va subito specificata l’ovvia notizia che coloro i quali si adoperano per queste attività non credono assolutamente al realizzarsi di uno scenario tanto apocalittico, altrimenti perchè spendere soldi, tempo e risorse? Non certo per portarseli nella tomba.

In secondo luogo emerge subito che questa profezia ha portato alla luce un universo di persone realmente suscettibili e interessate al tema. E quando c’è interesse (paura in questo caso) si sa, chi può cerca di farci soldi. E il bello è che li stanno facendo. Si perchè chi per primo ha cavalcato l’onda della fine del mondo, ha fatto emergere un vero e proprio mercato in crescita, lontano dall’oceano rosso della competizione spietata e dei bassi profitti: un oceano blu, piatto, calmo, senza concorrenza. Un vero e proprio mercato incontrastato, ipocompetitivo, nel quale la crescita è garantita, perchè si riesce, mediante la pianificazione strategica e una lettura accurata del contesto, a far emergere una domanda latente, alla quale nessuno aveva ancora dato risposta, guidati dall’innovazione, dalla sperimentazione, dal rischio, rintracciando i non-clienti, generando spazi di mercato incontaminati e dettando le regole di un nuovo scenario, che se sapientemente pilotato, frutta molti soldini.

Questo è un po’ la missione (e il sogno) di ogni manager che si rispetti e con un briciolo di ambizioni per la propria compagnia: riuscire a individuare quei bisogni latenti del mercato, quegli spicchi di richiesta nascosta non ancora emersa a cui ancora non è stata proposta un’offerta. Se ci pensate bene ogni esempio di grande azienda di successo nasce perchè individua uno di questi oceani blu. Un esempio attuale? Linkedin e  il bisogno crescente di costruire reti professionali con scopo di job recruitment.

Informazioni su Marco Vangelisti

Blogger, amante-studioso-esperto di marketing, comunicazione e social; creativo, motivato, ambizioso, ostinato e lunatico. Vedo il bicchiere mezzo pieno.

5 Risposte a “Oceano blu e fine del mondo”

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